Il 12 novembre di ogni anno si celebra il World Pneumonia Day, la giornata mondiale contro la polmonite. In molti Paesi industrializzati il tema passa quasi inosservato, sommerso da malattie percepite come più moderne o più urgenti. Eppure, la polmonite resta una delle prime cause di morte prevenibile al mondo, soprattutto tra bambini sotto i cinque anni e adulti anziani con patologie croniche.
Oggi, nel 2025, parlare di polmonite significa parlare di fragilità, invecchiamento, disuguaglianze e capacità dei sistemi sanitari di proteggere chi rischia di più. Significa anche riconoscere quanto la prevenzione – vaccinale, comportamentale, ambientale – possa fare la differenza nella salute concreta delle persone.
Un peso ancora sottovalutato
La polmonite non è solo una conseguenza dell’influenza o dell’RSV, ma una malattia autonoma e complessa, sostenuta da un ventaglio di agenti patogeni. Tra questi, pneumococco è storicamente il più rilevante. A esso si aggiungono virus respiratori – influenza, RSV, SARS-CoV-2 – che facilitano sovrainfezioni batteriche gravi, soprattutto nelle persone con difese immunitarie ridotte o funzioni respiratorie compromesse.
Nei bambini piccoli, la polmonite rimane una delle principali cause di ospedalizzazione. Negli adulti sopra i 65 anni è tra le prime diagnosi correlate alle riacutizzazioni di BPCO, insufficienza cardiaca e fragilità multisistemica. Con l’invecchiamento demografico europeo, il peso della polmonite rischia anzi di crescere, non di diminuire.
I vaccini come strumento concreto di riduzione del carico di malattia
La grande storia della prevenzione della polmonite non inizia oggi. È cominciata anni fa, con l’introduzione dei vaccini coniugati antipneumococcici in età pediatrica, che hanno rivoluzionato il panorama epidemiologico riducendo drasticamente le forme invasive. L’effetto di comunità ha poi protetto anche gli adulti, riducendo la circolazione dei sierotipi più aggressivi.
Negli ultimi anni, l’arrivo di vaccini ad alta valenza – come PCV15 e PCV20 – ha aumentato ulteriormente la capacità di coprire i sierotipi circolanti negli adulti e nei fragili. Queste innovazioni hanno un ruolo cruciale nel prevenire forme gravi di polmonite, ricoveri e decessi.
Accanto allo pneumococco, la prevenzione virale è altrettanto essenziale. La vaccinazione contro l’influenza, il COVID-19 e, da poco, l’RSV negli anziani e nelle persone con malattie croniche riduce in modo rilevante anche le complicanze batteriche. La polmonite è spesso il risultato di più fattori che si intersecano: controllarne uno significa controllare l’intero quadro clinico.
Le nuove sfide dopo la pandemia
La pandemia ha lasciato in eredità due effetti complementari: da un lato maggiore attenzione alle malattie respiratorie, dall’altro un rallentamento nelle coperture vaccinali non COVID. Questo ha reso visibile un paradosso italiano: da una parte l’elevatissima qualità della ricerca e della tecnologia vaccinale, dall’altra una adesione dei cittadini non sempre adeguata al rischio reale.
La polmonite è un tema che cade spesso “fuori radar”: non è percepita come una minaccia attuale, nonostante ogni inverno riempia reparti ospedalieri. Proprio questo scollamento tra percezione e realtà è una delle sfide comunicative principali del World Pneumonia Day 2025.
La prevenzione respiratoria come percorso, non come gesto isolato
Un altro aspetto ormai chiaro è che la polmonite non si previene con un solo vaccino, ma con un pacchetto integrato di interventi:
- vaccinare i bambini secondo calendario;
- proteggere gli adulti fragili e gli over 65 con i vaccini respiratori raccomandati;
- promuovere la diagnosi precoce nei pazienti con sintomi respiratori persistenti;
- ridurre i fattori di rischio modificabili: fumo attivo e passivo, inquinamento indoor, scarsa aderenza ai trattamenti cronici.
Per la prima volta, nel 2025 il PNPV parla di prevenzione respiratoria integrata: un approccio che considera influenza, pneumococco, RSV e COVID-19 come parte di un’unica strategia sanitaria rivolta a proteggere le fasce più fragili della popolazione.
Perché il World Pneumonia Day può avere un ruolo strategico
Le giornate mondiali non servono solo a sensibilizzare, ma anche a rendere visibili temi che, pur non essendo “nuovi”, continuano a pesare enormemente sulla salute pubblica.
Il World Pneumonia Day 2025 ha tre obiettivi concreti:
- Rendere evidente che la polmonite è prevenibile: grazie ai vaccini, ma anche ai percorsi di presa in carico della cronicità.
- Ricordare che la fragilità respiratoria non è un destino, ma un ambito dove la sanità territoriale può agire con forza.
- Sottolineare il ruolo delle vaccinazioni respiratorie come strumento di sostenibilità: meno ricoveri significa più risorse per la cura delle malattie croniche e oncologiche.
Conclusione
Nel 2025 parlare di polmonite significa parlare di equità, protezione dell’infanzia e degli anziani, e di innovazione sanitaria. Le vaccinazioni respiratorie – dal pneumococco all’RSV – costituiscono un potente alleato contro una malattia che, pur non facendo notizia, continua a rappresentare una minaccia reale per migliaia di persone.
Il World Pneumonia Day non è solo un appuntamento simbolico, ma un’occasione per ribadire che la prevenzione non è un gesto episodico: è una costruzione quotidiana, fatta di scelte informate, accesso facilitato e una cultura sanitaria che mette al centro la vita delle persone più vulnerabili.
Bibliografia essenziale
- OMS – Global Pneumonia Report (2024)
- ECDC – Burden of respiratory infections in Europe (2024–2025)
- Ministero della Salute – PNPV 2023–2025
- NEJM e Lancet Respiratory Medicine – studi su PCV15/PCV20, RSV, influenza (2022–2025)
- UNICEF / WHO – Pneumonia in children under five (2024)
