A due anni dall’avvio del programma nazionale di somministrazione dei vaccini in farmacia, l’Italia si trova di fronte a un cambio di paradigma ormai irreversibile. Nata come misura emergenziale durante la pandemia da COVID-19, la vaccinazione in farmacia è diventata una componente stabile e strutturale del sistema di prevenzione.
Oggi oltre 9.500 farmacie su tutto il territorio nazionale sono accreditate per l’attività vaccinale, con personale formato secondo i protocolli regionali e in costante coordinamento con le ASL. Nel biennio 2023-2025, si stima che più di 3,2 milioni di dosi siano state somministrate in farmacia, con un picco durante le campagne anti-influenzali e anti-COVID.
L’impatto sulla copertura vaccinale
I dati del Ministero della Salute e di Federfarma confermano che la rete delle farmacie ha permesso di raggiungere nuove fasce di popolazione, soprattutto nelle aree rurali e nei piccoli comuni, dove l’accesso ai centri vaccinali è più complesso.
- Durante la stagione influenzale 2024-2025, circa il 15% delle dosi destinate agli over 60 è stato somministrato in farmacia.
- Per il COVID-19, nel 2024 oltre il 25% dei richiami autunnali per adulti e fragili è avvenuto in farmacia.
In alcune Regioni, come Veneto, Emilia-Romagna e Puglia, l’integrazione farmacie-ASL è stata decisiva per migliorare la copertura, anche grazie a sistemi digitali di prenotazione e registrazione automatica sul Fascicolo Sanitario Elettronico. Per non parlare di esperienze come quelle della Lombardia dove i risultati sono stati davvero sorprendenti.
Il modello si è dimostrato particolarmente efficace per le persone con mobilità ridotta o orari di lavoro rigidi, confermando che la prossimità è un determinante chiave dell’adesione vaccinale.
Dalla pandemia alla prevenzione ordinaria
La sfida ora è trasformare un’esperienza emergenziale in un pilastro strutturale della prevenzione ordinaria. Le farmacie non sono più solo “canali alternativi”, ma poli di salute territoriale in grado di intercettare la domanda di prevenzione in tempo reale.
Nel 2025, oltre ai vaccini anti-influenzali e COVID, molte Regioni hanno autorizzato la somministrazione di altri vaccini:
- Herpes zoster e pneumococco per gli over 65 e i fragili;
- HPV per adolescenti e giovani adulti;
- in alcune realtà sperimentali, anche vaccinazioni di viaggio e richiamo tetanico.
Questa estensione è possibile grazie al Decreto Ministeriale del 30 giugno 2024, che ha ampliato la tipologia di vaccini somministrabili in farmacia previo accordo con le autorità sanitarie regionali.
Le sfide ancora aperte
Nonostante i risultati positivi, permangono alcune criticità operative.
Il primo nodo è la disomogeneità regionale: in alcune Regioni la vaccinazione in farmacia è pienamente integrata nel sistema pubblico, in altre procede ancora in forma sperimentale.
Un secondo limite riguarda la remunerazione del servizio e la gestione dei flussi informativi: non tutte le piattaforme regionali sono interoperabili, e la rendicontazione delle dosi richiede ancora procedure manuali.
Infine, la formazione continua del personale resta un fattore decisivo. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) ha previsto nuovi moduli ECM obbligatori su farmacovigilanza, consenso informato e gestione del paziente fragile.
Le nuove prospettive: la prevenzione di prossimità
Le farmacie sono ormai parte del mosaico della sanità territoriale delineata dal PNRR e dal DM 77/2022, che punta su Case della Comunità, infermieri di famiglia e farmacie dei servizi.
Nel prossimo biennio, l’obiettivo sarà integrare la prevenzione vaccinale nel percorso di cronicità: pazienti diabetici, cardiopatici e immunodepressi potranno ricevere in farmacia non solo il counseling ma anche la somministrazione dei vaccini di richiamo, in coordinamento con il medico di medicina generale.
Alcune Regioni, come Toscana e Veneto, stanno già sperimentando modelli di “farmacia tutor vaccinale”, in cui i farmacisti partecipano attivamente al monitoraggio delle coperture e alla programmazione delle chiamate attive, contribuendo alla pianificazione locale della prevenzione.
Un canale strategico anche per la comunicazione
Le farmacie, per la loro posizione “di frontiera” tra cittadino e sistema sanitario, sono anche un canale privilegiato di comunicazione e fiducia.
Un sondaggio Censis del 2024 ha rilevato che il 72% degli italiani considera il farmacista una fonte attendibile di informazioni sui vaccini, più del web o dei social media. Questo ruolo informativo può diventare un potente alleato per contrastare l’esitazione vaccinale, soprattutto tra gli adulti e gli anziani.
Progetti come “Farmacie Sentinella” (Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio) stanno già dimostrando che una rete di farmacisti informatori può contribuire a correggere disinformazione e migliorare la qualità del dialogo sulla prevenzione.
A due anni dal via libera, il bilancio delle vaccinazioni in farmacia è quindi positivo: accesso più facile, coperture in aumento e un ruolo più attivo del farmacista come professionista della salute pubblica.
La sfida per il 2025-2026 sarà consolidare questa rete, superando le differenze regionali e rendendo la farmacia un punto stabile di prevenzione di prossimità.
Il modello italiano, nato dall’emergenza, può ora diventare un esempio europeo di come la collaborazione tra pubblico e privato possa portare la salute “sotto casa” dei cittadini — in modo sicuro, sostenibile e continuo.
Bibliografia essenziale
- Ministero della Salute – Decreto 30 giugno 2024: estensione vaccinazioni in farmacia
- Federfarma – Relazione annuale sulle campagne vaccinali in farmacia 2025
- FOFI – Programmi di formazione e linee guida 2024-2025
- PNRR – Missione 6 – Riforma della sanità territoriale
- Censis – Rapporto su fiducia e informazione sanitaria in Italia 2024
- ECDC – European vaccination in community pharmacies: policy overview, 2024
