Vaccini mRNA anti-COVID-19 e mortalità a lungo termine: uno studio francese rassicura anche dopo 4 anni

Un’ampia ricerca condotta in Francia e pubblicata su “JAMA Network Open” mostra che, nei soggetti tra 18 e 59 anni, la vaccinazione con mRNA non solo è sicura nel lungo periodo, ma è anche associata a una riduzione del rischio di morte per qualsiasi causa. Ecco cosa significa e perché è importante.

La pandemia da COVID-19 ha rappresentato uno spartiacque epocale per la salute pubblica globale, e tra gli strumenti che hanno segnato una svolta ci sono stati i vaccini mRNA. Tuttavia, proprio per la loro natura innovativa e per la velocità con cui sono stati sviluppati, questi vaccini sono stati anche oggetto di dubbi, paure e — in alcuni casi — vere e proprie campagne di disinformazione.

Uno dei quesiti più ricorrenti, anche tra i cittadini meno ostili ai vaccini, riguarda la sicurezza a lungo termine. A distanza di anni dalla somministrazione, possono esserci effetti negativi? La vaccinazione mRNA può aumentare il rischio di mortalità per altre cause, magari in modo silente?

A questa domanda ha cercato di rispondere un team di ricercatori francesi con uno studio pubblicato il 4 dicembre 2025 su JAMA Network Open. I risultati, frutto di un’analisi condotta su quasi 29 milioni di adulti francesi, sono molto chiari: la vaccinazione con mRNA non solo non è associata a un aumento della mortalità, ma sembra addirittura collegarsi a una riduzione del rischio di morte complessiva nel corso dei quattro anni successivi.

Un disegno di studio solido, basato su dati nazionali

Il lavoro ha preso in esame tutti gli adulti di età compresa tra 18 e 59 anni presenti nel sistema sanitario francese, mettendo a confronto chi aveva ricevuto almeno una dose di vaccino mRNA tra maggio e ottobre 2021 con chi, nello stesso periodo, non si era ancora vaccinato.

Si tratta, numeri alla mano, di oltre 22 milioni di vaccinati e circa 6 milioni di non vaccinati, seguiti per una media di 45 mesi. Un follow-up così lungo consente per la prima volta di analizzare l’eventuale impatto dei vaccini sulla mortalità a medio-lungo termine, ben oltre il periodo pandemico.

Per evitare errori statistici — come il cosiddetto immortal time bias, che può falsare le conclusioni — i ricercatori hanno iniziato il conteggio degli eventi sei mesi dopo la data di vaccinazione o di confronto. Inoltre, hanno tenuto conto di oltre 40 comorbidità e variabili socio-demografiche, per bilanciare al meglio i gruppi.

Meno morti nei vaccinati. Anche escludendo il COVID

Durante il periodo osservato, sono stati registrati quasi 100.000 decessi tra i vaccinati e oltre 32.000 tra i non vaccinati. Ma il dato sorprendente emerge quando si guarda il tasso relativo: il rischio di morte per COVID-19 era inferiore del 74% tra i vaccinati.

Fin qui, nulla di nuovo. Ma il risultato più interessante è un altro: anche considerando tutti i decessi, per qualsiasi causa, i vaccinati risultavano protetti. Il rischio di morire, in generale, era ridotto del 25% rispetto ai non vaccinati. E questo vantaggio persisteva anche escludendo i decessi direttamente attribuiti al COVID.

È un dato che fa riflettere: significa che i benefici della vaccinazione si estendono ben oltre la protezione dalla malattia acuta da SARS-CoV-2.

Perché questo effetto?

Gli autori propongono alcune ipotesi. Una è che chi sceglie di vaccinarsi potrebbe essere — in media — più attento alla propria salute e avere uno stile di vita più sano. È quello che in epidemiologia si chiama healthy vaccinee effect. Ma il disegno dello studio, che include molti correttivi e un campione nazionale enorme, rende improbabile che l’intero effetto si possa spiegare così.

Un’altra possibilità è che la vaccinazione abbia avuto benefici indiretti: prevenendo forme gravi di COVID e le sue complicanze (cardiovascolari, respiratorie, immunologiche), ha ridotto anche il rischio di morte futura, magari in soggetti fragili o già vulnerabili.

Nessun segnale di rischio a lungo termine

Un punto fondamentale, però, è questo: non emergono aumenti di rischio. Chi si è vaccinato non presenta, dopo quattro anni, alcuna incidenza aumentata di patologie mortali che possano far pensare a effetti collaterali gravi a lungo termine. Anzi, è vero il contrario.

E questo è il messaggio centrale che lo studio offre, sia alla comunità scientifica che al pubblico: i vaccini mRNA non solo sono stati efficaci nel prevenire il COVID-19, ma non hanno avuto effetti negativi rilevabili sul piano della mortalità generale, nemmeno a distanza di anni.

Un messaggio forte per il presente

In un momento in cui molte campagne vaccinali — soprattutto tra adulti e over 60 — faticano a raggiungere livelli di copertura soddisfacenti, evidenze come questa sono cruciali. Parlare di efficacia è importante, ma spesso è la percezione di sicurezza a determinare la scelta del cittadino.

Chi lavora nella comunicazione sanitaria e nella prevenzione può fare leva su questi dati per rafforzare la fiducia nei vaccini e rispondere con fatti a timori legittimi, spesso alimentati da informazioni distorte.

Conclusione

Questo studio francese dimostra che la vaccinazione con mRNA, nei soggetti adulti sotto i 60 anni, è non solo efficace e sicura, ma anche associata a una mortalità generale più bassa a distanza di quattro anni. Un dato rassicurante, basato su numeri imponenti e una metodologia rigorosa.

Nel mondo della prevenzione, dove la fiducia è tutto, questa è una buona notizia.

Bouillon K et al. “COVID‑19 mRNA Vaccination and 4‑Year All‑Cause Mortality Among Adults Aged 18 to 59 Years in France”. JAMA Network Open. 2025;8(12):e2341927.

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